giovedì 7 agosto 2008

SOGNO NUMERO 2


I miei piedi si riempiono di spine. Cammino con dei sandali di gomma bianco-trasparente. Gli sterpi suonano come in chiesa.La faccia mi brucia. La luce mi costringe a chiudere gli occhi. Non distinguo il contorno delle cose, se non guardo per terra.

Dò un calcio a una pietra grande. Una specie di lucertola esce da lì sotto veloce, nera, brillante e viscida.Poi un’altra, e un’altra. Se ne forma una fila, di lucertole nere senza zampe, che scorrono come un rigagnolo e fanno rumore d’acqua. Ne seguo il corso. Attraverso un bosco di fichi, poi un canneto. Le pannocchie dei giunchi splendono in controluce di riflessi dorati. Davanti a me, in lontananza, una casa semidiroccata, di cantoni bianchi di calce, tutti sbeccati. La porta, scura come la pece, incorniciata da un grosso ramo di fico. Fra me e la casa, una foresta di cardi viola e lilla, sullo sfondo di un’erba quasi arancione. Ombre lunghe, ormai.Inizio a camminare di nuovo, verso la casa, adesso. Incrociano la mia traiettoria voli di cavallette dalle ali color pesca e turchese, con  una striscia nera di velluto. Mi fanno vento, passando.

Un esserino anziano anziano, in pantaloni beige e canottiera bianca. Una testa di capelli biondi biondi quasi bianchi. Emerge dall’ombra pece della porta, alla luce del tramonto.

I miei occhi si riempiono di spine. Non posso tornare indietro. Un mare di lucertole nere alle mie spalle, tempestoso. I miei occhi si riempiono di luce. Mi  sveglio.

Babbo.

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