Era davanti alla casa di Rò, il giardino delle lumache. Si apriva su un marciapiede vecchio e disastrato, i cui bordi erano sollevati per forza dalle radici dell'indivia e della bietola selvatica che spuntavano persino nelle crepe dell'asfalto vecchio.
venerdì 28 novembre 2008
IL GIARDINO DELLE LUMACHE
Era davanti alla casa di Rò, il giardino delle lumache. Si apriva su un marciapiede vecchio e disastrato, i cui bordi erano sollevati per forza dalle radici dell'indivia e della bietola selvatica che spuntavano persino nelle crepe dell'asfalto vecchio.
lunedì 24 novembre 2008
Non fosse stato per la spatola di Ciccittu, che chiudeva la porta a Dalia Maria.
Al funerale A.C. ci era arrivato in macchina, con Tatano.
Virginia zoppicando, insieme alla madre di Rò.
Dalia Maria se ne andava come una regina.
Il corteo partiva dalla piazza, percorreva tutta la via principale per arrivare fino quasi alla stazione, poi si dirigeva verso gli uliveti e le vigne, che erano lì per far compagnia ai morti.
Il capostazione aveva chiesto permesso e affidato il comando a Giustina la casellante; Santini non visitò Zio Luigi Canedda, che aveva la tosse.
Percopo era già al cimitero, con gli zoccoli della domenica e dei fiori in mano. Qualcuno rise.
Qualcun altro sputò per terra.
Rocco Berdui tratteneva a stento la moglie, che si strappava i capelli, cercandovi sotto la vita di Dalia Maria, con gli altri figli rotti, ai suoi piedi.
Tre o quattro ragazzi ridevano di nascosto.
Tommaso parlava all’orecchio di A.C., che iniziò a fotografare tutto, da lontano, piegando le ginocchia.
Dalla finestra vidi Dalia Maria che lasciava la piazza, e pensavo che ora
non l’avrei rivista mai più,
e che chissà se si sentiva sola e dispiaceva anche a lei.
Rocco Berdui tratteneva a stento la moglie, che si strappava i capelli, cercandovi sotto la vita di Dalia Maria, con gli altri figli rotti, ai suoi piedi.
A.C. scattava, da sotto il suo borsalino, e scattava.
Non sudava mai,
non sbagliava mai.
Al terzo scatto Rocco si voltò.
Nonno lasciò piano la Pentax a pendere
dal collo.
Tommaso li guardò entrambi, asciugando il sudore
sotto il cappello della divisa buona.
I campanelli delle pecore sul monte
li avrebbero sentiti anche i morti
non fosse stato per la spatola di Ciccittu,
giovedì 13 novembre 2008
Così disse il Dottor Santini a Tommaso, terminati gli accertamenti del caso.
Tommaso si sfiorò il volto col palmo della mano. Uhmmm. Barba lunga. E fra 20 minuti montava di servizio. Sentì tuonare e si affacciò alla finestra. Da lì si vedeva la Via Seduta. Si voltò verso la porta, dove Alina gli stirava la giacca, sudando mentre cercava di non rovinargli le mostrine dorate. Lei non si accorse di essere osservata e lui, senza dir niente si voltò di nuovo verso la finestra.
mercoledì 12 novembre 2008
Dalia Maria viaggiando nel fiume
Quando la videro arrivare in piazza, credettero tutti di sognare.
martedì 11 novembre 2008
Il campanello risuonó per tutte le stanze della casa come le fitte di una pugnalata fredda e improvvisa.
Ad A.C. si fermó il boccone in bocca. Virginia respirò per un momento un'aria che non seppe di fango: Costanza! Si diresse a grossi passi traballanti verso il portone, attraversando il corridoio scuro. Al muro si susseguivano foto antiche e accartocciate per l'umidità, scattate da A.C. appena l'anno prima. Una mattonella dopo l'altra. Un tacco qui, il bastone lì.