mercoledì 12 novembre 2008

Dalia Maria viaggiando nel fiume


Quando la videro arrivare in piazza, credettero tutti di sognare. 
Lei era così,  in mezzo ai rami, al fango e all'immondizia portata dalle strade in piena. 
C'era un uccellino morto con tutte le piume inzuppate e le zampette contratte, un giornale fradicio con la foto di un papa in carica, cicche di sigarette, pacchetti di nazionali senza filtro, milioni di foglie cadute dagli olmi malati della piazza, ratti affogati e, in mezzo, una maglietta del Milan fradicia, sollevata appena,  beffarda, su uno dei suoi seni appena nati. Gli occhi di vetro, aperti, i calzoncini corti trasparenti, una scarpetta da calcio, in un piede, le dita stirate in avanti, nell'altro. I suoi capelli, come alghe, sparsi per il viso e sull'asfalto bagnato. Le labbra.


C'era odore di terra bagnata e aveva smesso di piovere.  

Finalmente.

Il sole li prese tutti a schiaffi per farli svegliare.

Augusto andò a chiamare i carabinieri.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

se questi sono gli arbusti, chissà gli alberi.

sembri un narratore di pianura.

MARCO ANTONIO PANI ha detto...

Beh, harveiz, non se quella che hai detto è cosa buona o brutta, ma grazie per aver visitato queste pianure.

Anonimo ha detto...

e mo' ?

MARCO ANTONIO PANI ha detto...

e mò i carabinieri. :-)

Anonimo ha detto...

è qualcosa che non ha orizzonte, la pianura, lo sapevi?

MARCO ANTONIO PANI ha detto...

Nelle pianure che conosco l'ho sempre visto, l'orizzonte. E quindi continuo a non capire se è una cosa bella o brutta quella che mi dici :-).
Però grazie di nuovo, Harveyz:-)

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